Consigli al misantropo
Pubblicato in: Il nuovo Corriere della Sera, anno LXXX, fasc. 32, p. 3
Data: 6 febbraio 1955
pag. 3
I misantropi dovrebbero pensare, quando provano ripugnanza e inimicizia verso gli uomini, che sono uomini anche loro e che con molta probabilità posseggono anche loro qualcuno di quei caratteri, segni e difetti che negli altri li infastidiscono e li fanno inalberare. Il primo dovere del misantropo sarebbe quello di mondare, potare, riformare e sublimare in se medesimo la natura umana in modo che a poco a poco crescesse il numero di quelli, fra noi, che non meritano del tutto ribrezzo, sdegno e condanna. Colui che non è severo verso se medesimo fino al punto di sforzarsi di essere diverso, non ha il diritto di giudicare e sfuggire i suoi fratelli. E questi schifiltosi misantropi dovrebbero pure ricordarsi che per amare bisogna essere in due: può darsi benissimo che il nostro prossimo non sia quasi mai amabile, ma è certo, nello stesso tempo, che agli odiatori della specie umana mancano molto spesso quelle virtù e quegli affetti che rendono possibili la compassione, l'ammirazione o per lo meno la sopportazione verso i nostri compagni di vita.
Indubbiamente è assai più facile e comodo ritrarsi in disparte, come Timone d'Atene, col pretesto e con l'alibi della universale nequizia, che non scattivare la propria natura e affaticarsi, con la spesa di un po' di amore e di intelligenza, per rendere meno bestiali i nostri simili o almeno per arrivare a vederli sotto più umano lume.
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